Classificazione sismica degli edifici
Attuazione del sismabonus, l'incentivo fiscale per la riqualificazione del costruito
Dal 1° marzo è possibile accedere al SISMABONUS tramite la classificazione del rischio sismico del proprio edificio; si tratta di un passaggio chiave per ridurre il grande deficit del nostro Stato nei confronti del terremoto. Le linee guida emanate permettono di "tradurre" in una classe di rischio la valutazione di sicurezza effettuata sull'edificio. Il 28 febbraio scorso il Ministro Delrio ha finalmente emanato il Decreto sulle Linee Guida per la "Classificazione di rischio sismico delle costruzioni", che ha dato attuazione alle misure di agevolazione fiscale del SISMABONUS, previsto nella Legge di Bilancio 2017 e operativo dal 1° marzo. L'idea iniziale venne dal manifesto "Classificare la vulnerabilità sismica dei fabbricati – Come certificare la sicurezza e la sostenibilità del patrimonio immobiliare favorendo lo sviluppo economico" che l'Associazione ISI Ingegneria Sismica Italiana pubblicò nel maggio 2013. Nell'autunno dello stesso anno l'allora Ministro Lupi istituiva un Gruppo di Studio "per la proposizione di uno o più documenti normativi per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni, finalizzata all'incentivazione fiscale di interventi per la riduzione dello stesso rischio" per il quale venne assegnata ad ISI la funzione di Segreteria Tecnica.
Dopo quattro anni dunque, il documento delle Linee Guida ha visto la luce, con la definizione di otto Classi di Rischio, con rischio crescente dalla lettera A+ alla lettera G. La determinazione della classe di appartenenza di un edificio può essere condotta secondo due metodi, tra loro alternativi, l'uno convenzionale e l'altro semplificato, quest'ultimo con un ambito applicativo limitato.
Il metodo convenzionale è concettualmente applicabile a qualsiasi tipologia di costruzione e consente la valutazione della Classe di Rischio della costruzione sia nello stato di fatto sia nello stato conseguente all'eventuale intervento. Assegna alla costruzione in esame una Classe di Rischio in funzione del parametro economico PAM (Perdita Media Annua attesa - può essere assimilato al costo di riparazione dei danni prodotti dagli eventi sismici che si manifesteranno nel corso della vita della costruzione, ripartito annualmente ed espresso come percentuale del costo di ricostruzione) e dell'indice di sicurezza della struttura IS-V. Per la determinazione di tali parametri (sono grandezze adimensionali, espresse in %) è necessario calcolare, facendo riferimento al sito in cui sorge la costruzione in esame, le accelerazioni di picco al suolo per le quali si raggiungono gli stati limite SLO, SLD, SLV e SLC, utilizzando le usuali verifiche di sicurezza agli stati limite previste dalle Norme Tecniche per le Costruzioni. Esso è dunque applicabile a tutti i tipi di costruzione previsti dalle suddette Norme Tecniche. La classe di rischio dell'edificio, definibile con il metodo convenzionale, è la minore tra le due.
Il metodo semplificato si basa invece su una classificazione macrosismica dell'edificio; è indicato per una valutazione speditiva della Classe di Rischio dei soli edifici in muratura e può essere utilizzato sia per una valutazione preliminare indicativa, sia per stimare, limitatamente agli edifici in muratura, la classe di rischio in relazione all'adozione di interventi di tipo locale. Le linee guida, nell'ultima parte, riportano anche alcune indicazioni per tipologie costruttive per le quali sono maggiormente note le vulnerabilità, ovvero fabbricati per le attività produttive con strutture assimilabili ai capannoni industriali. Per tali strutture, è possibile ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento, anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio, se si fanno interventi per eliminare le seguenti carenze, sulla base dell'esperienza del sisma in Emilia:
- carenze nelle unioni tra elementi strutturali (ad es. trave-pilastro e copertura-travi);
- carenza della connessione tra il sistema di tamponatura esterna degli edifici prefabbricati e la struttura portante;
- carenza di stabilità dei sistemi presenti internamente al capannone industriale, quali macchinari, impianti e/o scaffalature.
Analogamente, per gli edifici in calcestruzzo armato, è prevista la possibilità di ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento ed anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio. Ciò è possibile soltanto se la struttura è stata originariamente concepita con la presenza di telai in entrambe le direzioni e se saranno eseguiti tutti gli interventi seguenti:
- confinamento di tutti i nodi perimetrali non confinati dell'edificio;
- opere volte a evitare il ribaltamento delle tamponature, compiute su tutte le pareti di chiusura perimetrali;
- eventuali opere di ripristino delle zone danneggiate e/o degradate.
Commenti
Senza addentrarsi negli aspetti tecnici più specifici, con i quali ogni professionista si troverà a fare i conti, si riportano a seguire alcune considerazioni generali. Il documento è un importante passo in avanti per i professionisti e per la società, un nuovo punto di partenza che dovrà inevitabilmente essere affrontato in maniera trasversale, non solo tecnico. È sicuramente perfettibile, a partire dal titolo; viene infatti classificata esclusivamente la vulnerabilità e non il rischio.
Il documento era però necessario, perchè il nostro deficit culturale nei confronti della riduzione del rischio sismico è aumentato talmente elevato che qualsiasi procedura che possa accendere l'attenzione su questo problema è vitale, nel senso letterale del termine. È interessante anche fare alcune considerazioni legate in particolare al patrimonio edilizio italiano.
È risaputo che nelle zone prossime all'epicentro di un sisma di forte intensità è "accettato" che una costruzione si danneggi e ciò è previsto dalle stesse NTC lo prevedono. Purtroppo però sono le vaste aree con pericolosità sismica medio-bassa (nelle quali non si contano morti o feriti), attigue alle aree epicentrali colpite da terremoti violenti, che, tendenzialmente, pesano maggiormente sul computo dei danni. Il documento FEMA-E74 ha, difatti, stimato che il 75% del costo di ricostruzione è riconducibile agli elementi non strutturali, e solo il 25% è attribuibile alle strutture principali. In sintesi, per livelli di danno strutturale assente o molto contenuto, i danni agli elementi non strutturali e agli impianti possono essere comunque considerevoli. A fronte delle scarse risorse ad oggi disponibili nel nostro Paese, potrebbe essere utile intervenire su un numero cospicuo di edifici, ma con azioni limitate. Ad esempio utilizzando interventi di rafforzamento locale per contenere alcune gravi carenze strutturali e/o perseguire il miglioramento strutturale con un livello di sicurezza antisismica pari al 60-80% del livello previsto dall'adeguamento, che caratterizza le nuove costruzioni.
Pareti deboli, di elevata snellezza, con evidenti difetti costruttivi ed irregolarità distributiva, in presenza poi di pilastri molto rigidi conduce ad importanti criticità per effetto dei terremoti. Come osservato a seguito del terremoto de L'Aquila nel 2009 quando diversi edifici a telaio in calcestruzzo armato, con pareti non strutturali caratterizzate da altezze e lunghezze rilevanti senza un'idonea struttura di vincolo, hanno subito gravi ed estesi danneggiamenti, rendendo inagibile il fabbricato. Inserire, in queste tipologie edilizie carenti, dei ritegni per evitare il fenomeno dell'espulsione (ad esempio in concomitanza all'installazione di un termocappotto) potrebbe rientrare tra gli interventi che portano a diminuire una classe di rischio.
Allo stesso modo applicare delle catene per evitare il ribaltamento di un fronte in muratura di pietra, magari sulla prospiciente viabilità pubblica che è stata individuata quale via di fuga nei piani comunali di Protezione Civile, permette con ridotte risorse economiche, applicando il metodo semplificato, di ridurre la classe di rischio sismico e migliorare il comportamento dell'edificio. Per i fabbricati industriali i concetti sono i medesimi. Il ribaltamento delle pannellature di chiusura potrebbe avere importanti conseguenze sull'interruzione della produzione ed una spesa modesta potrebbe essere quella per mettere in sicurezza i pannelli e gli elementi secondari, a fronte quindi di grandi benefici. Ad ogni modo, la sostituzione di interi pannelli o parti di muratura non è da escludere, anzi può risultare conveniente anche dal punto di vista economico, oltre che garantire il raggiungimento di prestazioni antisismiche maggiormente soddisfacenti, grazie a l'inserimento di soluzioni costruttive appositamente sviluppate, come quelle proposte negli ultimi anni dall'industria dei laterizi.
I casi sopra riportati sono solo alcuni esempi; come è noto il patrimonio edilizio italiano è estremamente variegato e ogni bravo professionista saprà valutare al meglio le possibilità; senza fermarsi ai soli calcoli, con una buona analisi costi-benefici sarà in grado di spiegare "numeri alla mano" al committente i vantaggi di un intervento. Non va dimenticatoi infatti che ogni intervento e/o classificazione è la conseguenza di una valutazione di sicurezza eseguita ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzioni. Ciò significa che il ruolo principale va riconosciuto al professionista, esperto, attento conoscitore ed impegnato nella della cura degli edifici esistenti; come il bravo medico che sa diagnosticare al paziente la predisposizione ad un eventuale futuro male, prescrivendo trattamenti preventivi per una corretta e giusta prevenzione.
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